Carlo I Stuart nasce il 19 novembre del 1600 a Dunfermline (in Scozia), figlio di Giacomo I Stuart e di Anna di Danimarca. Sale al trono a venticinque anni, nel marzo del 1625.

Dopo essere stato incoronato il 2 febbraio del 1626 dall’arcivescovo George Abbot, Carlo I d’Inghilterra scioglie il Parlamento per poi riconvocarlo poco dopo, spinto dal bisogno di soldi: le Camere nel 1628 gli presentano la celebre Petition of Right.

Carlo accetta, seppure tra mille dubbi, per poi sciogliere di nuovo il Parlamento nel momento in cui i Comuni mettono in atto una protesta indirizzata alla sua politica ecclesiastica, ritenuta troppo a favore dei cattolici. Dal 1629 al 1640, quindi, Carlo I si trova a governare senza Parlamento.

Il suo regno si contraddistingue per una certa sottovalutazione della politica estera; sul fronte interno, invece, egli ripropone balzelli che in precedenza erano stati aboliti e tributi che ormai erano caduti in disuso, assumendo decisioni tutt’altro che apprezzate dal popolo.

Nel 1637 provoca una rivolta armata in Scozia, e due anni più tardi è costretto a sottoscrivere il Trattato di Berwick per riportare la calma: poi, per dichiarare guerra alla Scozia, sceglie di convocare nuovamente il Parlamento, che si raduna nel 1640. Esso, però, si dimostra ancora una volta poco disponibile ad assecondare i desideri e le richieste del re: per questo viene liquidato dopo poche settimane.

Sconfitto ancora una volta dagli Scozzesi dopo avere radunato un esercito molto debole, Carlo è indotto a convocare ancora il Parlamento: accade il 3 novembre del 1640, ed è l’inizio del cosiddetto Parlamento Lungo (che durerà fino al 1660).

Nel 1641 il monarca britannico prova a corrompere i suoi oppositori scozzesi, insieme con i cattolici irlandesi, al fine di costituire un esercito con il quale contrastare il Parlamento; il suo progetto, tuttavia, fallisce. L’anno successivo egli cerca di fare arrestare cinque tra i più importanti rappresentanti dei Comuni in Parlamento, ma anche in questo caso il tentativo va a vuoto: ne derivano le 19 Proposizioni risalenti all’estate del 1642, il cui scopo è quello di limitare l’azione di Carlo trasformandolo in un semplice sovrano titolare, senza reali poteri.

Lo scontro tra Carlo I Stuart e il Parlamento inglese era dovuto principalmente per motivi religiosi. Nel 1534, il re Enrico VIII Tudor fondò la Chiesa anglicana di cui lui sarebbe stato il capo; da allora l’Inghilterra era prevalentemente anglicana mentre l’Irlanda era cattolica e la Scozia, governata anch’essa dagli Stuart, calvinista (o puritana).

Nella Camera dei Comuni c’erano già molti seguaci di Calvino che criticavano la Chiesa anglicana, ritenuta troppo simile a quella cattolica, e il re che la governava.

Si innesca, quindi, una guerra civile, che si protrae fino al 1645: al termine, Carlo I Stuart, risultandone sconfitto, prova a trattare con i vincitori, ma senza successo. Nel 1647 egli decide di scappare nell’isola di Wight, e da qui stabilisce un’alleanza con la Scozia: cerca l’aiuto dei suoi ex nemici per recuperare il trono, promettendo loro in cambio il riconoscimento per tre anni del presbiterianesimo. Tuttavia la coalizione del re viene sconfitta: Carlo, quindi, viene trasferito al castello di Hurst, per poi essere spostato nel castello di Windsor.

Nelle prime settimane del 1649 viene approvata una legge dalla Camera dei Comuni che istituisce una commissione la cui funzione è quella di processare il re: l’accusa viene condotta dal Solicitor General John Cooke, e sono 135 i commissari nominati.

La Corte giudica Carlo I colpevole di alto tradimento verso il popolo inglese, e per questo motivo stabilisce che egli debba subire la pena capitale, che viene approvata da 59 commissari. L’ex monarca, quindi, viene portato al Palazzo di St. James come prigioniero, e da qui nel Palazzo di Whitehall, dove ha la possibilità di incontrare sua sorella, la principessa Elisabetta.

Il 30 gennaio del 1649, Carlo viene portato fuori da Whitehall e condotto su una piattaforma realizzata appositamente: prima di essere giustiziato, indossa due camicie di cotone per non tremare a causa del freddo (vedendolo tremare, il popolo avrebbe potuto pensare che egli lo stesse facendo per paura).

Una volta salito sulla piattaforma, pronuncia una preghiera e piega la testa, venendo decapitato con un solo colpo dal boia. Successivamente, diverse persone si recano in direzione del cesto in cui è contenuta la testa di Carlo, per bagnare con il suo sangue alcuni fazzoletti bianchi: è l’inizio del mito del re martire. Oliver Cromwell, tra i maggiori antagonisti del re, permette che la testa del sovrano sia poi ricucita al resto del corpo perché siano eseguiti i funerali, in forma privata.